– LICCIANA NARDI –
Per musiche dal mondo
Gabriele Coen “Aleph” Trio presenta canzoni yiddish e sefardite
Gabriele Coen: sax soprano, clarinetto/ Barbara Eramo: voce/ Alessandro Gwis: pianoforte
Dopo molti progetti dedicati alla musica strumentale ebraica Gabriele Coen torna sulle scene con un progetto vocale incentrato sull’ immediatezza espressiva delle canzoni ebraiche, canzoni yiddish provenienti dall’ Europa Centro-orientale e canzoni sefardite, espressione delle varie comunità del Mediterraneo.
L’universo linguistico e culturale yiddish si è naturalmente tradotto, nel corso dei secoli, in un vasto repertorio di canzoni. Musiche e testi intensi, dai mille sapori diversi, specchio fedele di un popolo errante, dei suoi sentimenti e delle sue vicissitudini. Canzoni d’amore, ninna nanne, lodi al Signore, canzoni d’osteria: il sacro e il profano, la malinconia e la gioia, l’ironia, l’umorismo e il senso del tragico convivono spesso all’interno dello stesso brano, riflettendo quelle che sono le caratteristiche portanti del popolo errante. La canzone yiddish si modella alle esigenze dei vari momenti storici conoscendo una stagione intensa di lotta e di grande impegno sociale in concomitanza della nascita dei movimenti operai alla fine dell’Ottocento. La canzone di protesta sociale diventa, con il montare dei pogrom nella russia zarista e con l’avvento del nazismo, canzone politica. Il canto diventa grido disperato, invocazione d’aiuto, stoica professione di fede. Nei ghetti di mezza Europa, e fin nei campi di concentramento, la canzone yiddish dà espressione alle sofferenze disumane dei condannati a morte, confortando, per quanto possibile, la sua gente.
Sefarad è il termine ebraico che indica la penisola iberica, territorio nel quale si erano trasferite numerose comunità di ebrei fuggiti dalla Palestina, in seguito alla distruzione del Secondo tempio a opera dei Romani, nel 70 d.C. Dopo secoli di convivenza (non sempre pacifica) con la dominazione araba e con quella cristiana, la definitiva espulsione delle comunità ebraico-spagnole – avvenuta nel 1492 per mano dei re cattolici – spinse queste popolazioni verso i paesi dell’Europa occidentale (Olanda, Italia, Francia) e dell’intero bacino del Mediterraneo. Crearono così importanti stanziamenti in Marocco, Algeria, Tunisia, Libia e in tutti i territori dell’Impero Turco, in particolare in Grecia, in Egitto e nei paesi balcanici.
Nell’esilio, gli ebrei sefarditi conservarono le loro tradizioni – la lingua spagnola e la musica – ma seppero anche fondere la loro cultura con quella delle società nelle quali si inserirono. La musica sefardita è dominio privilegiato di un carattere transnazionale in cui si è riversata la particolare attitudine a combinare la specificità degli elementi musicali ebraici con gli emisferi sonori del mondo arabo e della musica rinascimentale europea.